Entra nel vivo la corsa alla casa Bianca. Saranno quattro i dibattiti presidenziali per le elezioni 2012 saranno quattro, incluso quello fra i vicepresidenti. E si terranno in Colorado, New York, Florida e Kentucky. Il presidente Barack Obama si confrontera' nell'ottobre 2012 per tre volte con lo sfidante repubblicano.
IL PUNTO di Ugo Caltagirone - Una 'convention aperta', questo l'incubo dei repubblicani americani. Una paura che cresce man mano che la lotta per la nomination presidenziale tra Mitt Romney e Rick Santorum si fa serrata, consegnando ai vertici del partito un futuro più che mai incerto. Ai piani alti del Grand Old Party (Gop) - come scrive anche il New York Times - in molti oramai ammettono che arrivare alla convention di fine agosto a Tampa (Florida) senza che le primarie abbiano già selezionato il candidato presidenziale è una possibilità da non escludere. Si tratterebbe di uno scenario che non si verifica da 36 anni, da quando nell'arena di Kansas City (Missouri) si diedero battaglia i candidati repubblicani Ronald Reagan e Gerald Ford. Una lotta senza esclusione di colpi che lasciò il segno: alla Casa Bianca andò il democratico Jimmy Carter. Le preoccupazioni dell'establishment del Gop aumentano leggendo i sondaggi sui prossimi importanti appuntamenti delle primarie.
Martedì 20 marzo in Illinois (in casa del presidente Obama, che a Chicago ha il suo quartier generale) appare favorito Romney, anche se molti osservatori invitano a non dare nulla per scontato. Sabato 24 marzo in Lousiana (Stato conservatore del sud) dovrebbe invece prevalere Santorum, ma di stretta misura, col rischio anche qui di un testa a testa. Insomma, anche dopo le primarie in questi due importanti Stati la corsa potrebbe rimanere apertissima. Romney al momento ha conquistato circa il doppio dei delegati rispetto a Santorum: 495 contro 252. La soglia 'magica' per ottenere la nomination presidenziale è di 1.144 delegati. Decisivi potrebbero essere gli appuntamenti in cui è in palio il maggior numero di delegati, nello Stato di New York, in California e in Texas. Ma non è detto. Il timore dei vertici del partito repubblicano è che se si arrivasse ad una 'open convention', difficile sarebbe evitare lo scontro frontale tra l'establishment del partito e la base più conservatrice, come quella dei Tea Party. E una resa dei conti a poco più di due mesi dall'Election day del 6 novembre produrrebbe solo il risultato di opporre ad Obama un candidato più che mai fiaccato e indebolito dalle lotte intestine. "Siamo di fronte alla campagna elettorale più cattiva alla quale abbia mai assistito", ha confessato il senatore repubblicano John McCain, ex candidato alla presidenza, che spiega i toni particolarmente "brutali" con l'enorme mole di denaro in gioco. Sono i milioni di dollari raccolti dai cosiddetti 'Superpac', i supercomitati di azione politica che finanziano le campagne dei vari candidati, a partire dai costosissimi e velenosissimi spot contro gli avversari. Quelli che si stanno trasformando in un boomerang per l'immagine del partito repubblicano.
Intanto "Mitt e il Santò - come sono stati ribattezzati Romney e Santorum - per un giorno parlano la stessa lingua: si scagliano contro il presidente Obama sull'Afghanistan, accusandolo di portare avanti una politica di estrema debolezza. Romney lo attacca per "mancanza di leadership" nelle relazioni col presidente Karzai. Santorum invece denuncia la scelta di aver fissato un calendario per il ritiro delle truppe americane dal Paese: "Dire che ci ritiriamo alla fine del 2014 vuol dire dare alla guerriglia speranze di sopravvivenza".
Martedì 20 marzo in Illinois (in casa del presidente Obama, che a Chicago ha il suo quartier generale) appare favorito Romney, anche se molti osservatori invitano a non dare nulla per scontato. Sabato 24 marzo in Lousiana (Stato conservatore del sud) dovrebbe invece prevalere Santorum, ma di stretta misura, col rischio anche qui di un testa a testa. Insomma, anche dopo le primarie in questi due importanti Stati la corsa potrebbe rimanere apertissima. Romney al momento ha conquistato circa il doppio dei delegati rispetto a Santorum: 495 contro 252. La soglia 'magica' per ottenere la nomination presidenziale è di 1.144 delegati. Decisivi potrebbero essere gli appuntamenti in cui è in palio il maggior numero di delegati, nello Stato di New York, in California e in Texas. Ma non è detto. Il timore dei vertici del partito repubblicano è che se si arrivasse ad una 'open convention', difficile sarebbe evitare lo scontro frontale tra l'establishment del partito e la base più conservatrice, come quella dei Tea Party. E una resa dei conti a poco più di due mesi dall'Election day del 6 novembre produrrebbe solo il risultato di opporre ad Obama un candidato più che mai fiaccato e indebolito dalle lotte intestine. "Siamo di fronte alla campagna elettorale più cattiva alla quale abbia mai assistito", ha confessato il senatore repubblicano John McCain, ex candidato alla presidenza, che spiega i toni particolarmente "brutali" con l'enorme mole di denaro in gioco. Sono i milioni di dollari raccolti dai cosiddetti 'Superpac', i supercomitati di azione politica che finanziano le campagne dei vari candidati, a partire dai costosissimi e velenosissimi spot contro gli avversari. Quelli che si stanno trasformando in un boomerang per l'immagine del partito repubblicano.
Intanto "Mitt e il Santò - come sono stati ribattezzati Romney e Santorum - per un giorno parlano la stessa lingua: si scagliano contro il presidente Obama sull'Afghanistan, accusandolo di portare avanti una politica di estrema debolezza. Romney lo attacca per "mancanza di leadership" nelle relazioni col presidente Karzai. Santorum invece denuncia la scelta di aver fissato un calendario per il ritiro delle truppe americane dal Paese: "Dire che ci ritiriamo alla fine del 2014 vuol dire dare alla guerriglia speranze di sopravvivenza".
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